Fabrizio Clerici nasce a Milano il 17 maggio 1913.
Compiuti gli studi a Roma, dove si trasferisce bambino con la famiglia, si laurea presso la Scuola Superiore di Architettura. Decisiva fu per Clerici la permanenza a Roma, influenzato dai monumenti romani, dalla pittura barocca e dall’architettura rinascimentale, qui segue le conferenze di Le Corbusier e si lega d’amicizia con Alberto Savinio. Dopo la guerra si dedica principalmente al disegno e all’incisione; già negli anni 40 i suoi disegni fantastici rivelano una tecnica strepitosa messa al servizio di un onirismo composito. Affronta la pittura nel 1949 creando vaste composizioni nelle quali l’architettura resta lo scheletro armonico che si dissolve per lasciare spazio all’emozione di immagini colore. Negli anni 50 inizia una serie di peregrinazioni in Medio Oriente e da questi viaggi riporta due temi che gli saranno poi familiari: «Miraggi» e i «Templi dell’Uovo». Clerici divaga spesso su temi mitologici e la sua natura di visionario si compiace di portare alla luce frammenti perduti o mai esistiti. Contemporaneamente alla pittura si dedica anche al teatro e dopo aver lavorato per il balletto e l’opera lirica, Giorgio Strehler lo invita a creare le scene per la «Vedova scaltra» di Carlo Goldoni. Negli anni 60 produce la serie delle tavole dell’«Orlando Furioso» e negli anni 70 realizza una serie di pitture ispirate all’Isola dei Morti di Arnold Böcklin e il ciclo d’ispirazione egiziana dal titolo «Variazioni Tebane» a cui segue, negli anni 80, il ciclo «I corpi di Orvieto», sul tema della violenza, e le grandi tavole a colori «Le impalcature della Sistina». Nei primi anni 90 esegue una serie di dipinti con iconografie escatologiche, molti dei quali impostati con tinte monocromatiche. Per la sua opera ed è stato esposto al MOMA, al Museo Guggenheim di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Museo Puškin di Mosca, ai Musei Vaticani ed in prestigiose collezioni private e pubbliche.
Muore a Roma il 7 giugno 1993.